#pace verso
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abstrakshun · 1 year ago
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Peter Saville, Stephen Morris & the Joy Division Archive
CP1919: Sweeping Sun White - 2023
@ Pace Verso
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bruce-morrow · 1 year ago
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Perelman PAC, NYC, 2023
GIF: Bruce Morrow
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deathshallbenomore · 2 years ago
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la signora che si prende male perché sono accidentalmente seduta dal lato del finestrino, e cioè al suo posto, e che, pertanto, prima ancora di darmi modo di spostarmi [se proprio ci tiene], se ne va dall’altra parte del vagone, mi è sembrata un tantinello eccessiva. ma giusto un pochino
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spettriedemoni · 2 years ago
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Orari assurdi
Quando mi siedo a tavola mi arrivano sempre telefonate e spesso lunghissime.
Sempre così da anni. Beh non tutti i giorni per fortuna. Tuttavia queste telefonate proprio immancabilmente a ora di pranzo mi ha fatto supporre che…
Io pranzo a ore assurde.
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primepaginequotidiani · 14 days ago
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PRIMA PAGINA Il Giorno di Oggi sabato, 02 novembre 2024
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ninoelesirene · 4 months ago
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Imparo ogni giorno a seguire l’istinto, separandolo con attenzione dalla paura e dal bisogno, lavando via la sabbia come si fa con un vecchio gioiello ripescato sul fondo del mare.
Con gli anni avanza anche la pace, non quando razionalizzo, scompongo, pianifico - ché davvero non è “l’età della ragione” -, ma quando aderisco con fiducia all’eco dell’intuito, pronta a guidarmi verso la verità di ciò che sono e voglio, sul sentiero di tutti i santi giorni.
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neropece · 11 months ago
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“a silent story” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il bosco di betulle, ai piedi della montagna, si ergeva come un santuario silenzioso, un luogo dove il freddo inverno si abbandonava alla grazia candida della neve. Alle dieci di quel mattino, il sole cercava di penetrare tra i rami spogli delle betulle, gettando un bagliore argenteo sui sentieri di neve intonsa. Non c'era un suono tranne il leggero fruscio delle foglie secche cullate dalla brezza.
Guido, un uomo di mezza età con una cicatrice profonda sul viso e gli occhi che portavano il peso di troppi inverni, camminava solitario tra gli alberi. Il suo respiro si trasformava in nuvole vaporose nell'aria gelida. Vestito con un cappotto logoro, con lo sguardo assorto, era un intruso in quel regno di pace e silenzio.
Le betulle si stagliavano come figure spettrali e la loro corteccia bianca risplendeva sotto il tocco del sole invernale. I rami sottili si intrecciavano come dita ossute, protese verso il cielo. La neve, immacolata e incontaminata, scricchiolava sotto i passi di Guido, un suono delicato che sussurrava i segreti di una terra dimenticata.
Nel cuore del bosco si fermò. Poco distante notò uno spazio aperto dove la neve si adagiava come un manto soffice. Si avvicinò e si sedette su un tronco caduto, osservando la vastità del paesaggio innevato. Il silenzio del bosco era sospeso nel tempo, un'armonia serena che avvolgeva ogni pensiero.
Un cervo, timido e maestoso, fece la sua comparsa ai margini del bosco, i suoi occhi si fissarono su Guido. I loro sguardi si incrociarono per un istante, un legame silenzioso tra l'uomo e la creatura selvaggia. Poi il cervo si allontanò, scomparendo tra gli alberi come un fantasma della foresta.
Guido si alzò lentamente, sentendo la solitudine del bosco penetrare nelle pieghe della sua anima. Era come se il silenzio avesse rivelato la fragilità della vita, la bellezza effimera di un momento invernale. Con un'ultima occhiata alle betulle, al loro bianco splendore, si diresse lentamente verso il sentiero di neve, lasciando il bosco alle sue spalle.
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harshugs · 2 months ago
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verso quest’ora mi viene sempre quel bisogno di stare sul letto con qualcuno abbracciata e con la testa poggiata sulla sua spalla, e addormentarmi così, in pace
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francesca-70 · 2 months ago
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Al lavoro...tra le mille cose da fare, a casa...tra le varie faccende impegnative, seduta in terra pensava.
Guardava le sue foto nel telefono, ormai prassi quotidiana per più e più volte e si domandava come quell'uomo fosse riuscito a stregarla, già....
Poiché la sua mente era perennemente rivolta verso lui, in quel che faceva, in quel che guardava, non era più possibile dominare le emozioni, la voglia di darsi e di averlo sempre tra le sue braccia era intensa tanto quanto la paura di perderlo.
Non aveva pace, forse questo era il suo unico modo di amare...
Sempre con il cuore in gola
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🖤
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quartafuga · 3 months ago
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Oggi ho vissuto una giornata bellissima nella sua estrema semplicità: mattinata trascorsa a leggere, pomeriggio a guardare film e disegnare e serata con amico di una vita a confrontarci sulle nostre vite e ridere con leggerezza passeggiando. Ora conto di leggere un altro po' e così avviarmi verso il mondo dei sogni. Lo so che può sembrare una giornata da niente ma sono momenti così a rendermi estremamente felice e ogni tanto mi piace riconoscerlo e sentirmi grata perché so che questa pace non è affatto scontata (soprattutto per me che passo il 99% del mio tempo persa nell'overthinking)
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primepaginequotidiani · 14 days ago
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PRIMA PAGINA La Nazione di Oggi sabato, 02 novembre 2024
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donaruz · 6 months ago
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24 MAGGIO 1961 nasceva ILARIA ALPI
"Era una giovane donna, forte e determinata, battagliera e femminista convinta".
"Soffriva di vertigini e temeva il vuoto, ma si era scelta un lavoro in cui l'elicottero è uno dei cosiddetti ferri del mestiere, aveva una autentica fobia del vuoto, una vera e proprio chefobia ma volava con tranquillità almeno apparente".
"Era una giornalista coraggiosa con la mente in Europa ed il cuore in Africa"
P.s. Così l'ha descritta sua madre.
Si diplomò al Liceo Tito Lucrezio Caro di Roma.
Grazie anche all'ottima conoscenza delle lingue (arabo, francese e inglese) ottenne le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di Paese Sera e de l'Unità.
Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai.
Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione prese parte anche l'Italia, superando in tal modo le riserve dell'inviato speciale per la Somalia, Robert B. Oakley, legate agli ambigui rapporti che il governo italiano aveva intrattenuto con Barre nel corso degli anni ottanta.
Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l'altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane: Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate coi gruppi politici locali. Nel novembre precedente l'assassinio della giornalista era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.
Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall'hotel Hamana, nel quartiere Shibis; in particolare, in corrispondenza dell'incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia (nota anche come strada Jamhuriyada, corso Repubblica).
La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia: qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ottanta. La giornalista salì poi a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati presso la banchina del porto di Bosaso, sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all'hotel Sahafi, vicino all'aeroporto, e poi all'hotel Hamana, nelle vicinanze del quale avvenne il duplice delitto. A bordo del mezzo si trovava altresì Nur Aden, con funzioni di scorta armata.
Sulla scena del crimine arrivarono subito dopo gli unici altri due giornalisti italiani presenti a Mogadiscio, Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana (un freelance che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi a quella di un imprenditore italiano con cui successivamente vennero portati al Porto vecchio. Una troupe della Svizzera italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi (dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni - perché ci fosse un documento video - le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti.[6]
Ilaria Alpi venne sepolta nel Cimitero Flaminio di Roma.
La madre, Luciana Riccardi Alpi, (1933 - 12 giugno 2018) ha intrapreso, fin dal primo processo, una battaglia per cercare la verità e far cadere ogni sorta di depistaggio sull’omicidio della figlia.
Noi siamo quelli che credono ancora a queste emozioni
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forjongseong · 2 years ago
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daylight // jay (ENHYPEN)
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pairing: secretary!jay x CEO!fem!reader (minisode part 7 of the series)
genre: office!au, fluff, smut (minors dni) // warning: older reader; somnophilia (consensual); oral sex; unprotected sex; profanity (obviously); implied cockwarming // wc: ~2k
previous chapters:
part 1 - carmesí part 2 - mi reina part 3 - millones part 3.5 - hasta los dientes part 4 - vente conmigo part 5 - tusa part 5.5 - apaga y vámonos part 6 - versos de placer minisode part 1 - cuando nadie ve part 6.5 - yo te quiero más minisode part 2 -la niña de mis ojos part 7 - aeropuerto minisode part 3 - falling autumn minisode part 4 - night night part 8 - ambulancia minisode part 5 - subtítulos part 9 - al caer la noche minisode part 6 - after last night part 9.5 - the way you look tonight part 10 - mon soleil
next chapters:
click here for the masterlist
summary: you've just gotten engaged to your boyfriend/secretary the night before, and he woke up feeling horny and in desperate need of your touch.
author’s notes: I did a poll, and the majority of you chose this!
I actually started writing this one at the end of January, and I was planning to use it as an opening scene of part 11. but then days go by and I haven't made any progress, but I am itching for you all to read this, so here goes nothing! it's 1k words more than the usual minisode, but it's pure smut so no one is complaining, right? 😋
took me a while to find the perfect song for the title, and I finally settled on daylight. you can never go wrong with Taylor Swift.
taglist: @jaylaxies @thots4hee @jayked @end-hyphen @nyanggk @yoursjaeyun @maggstar @bucketofhiros @dimplejaehyuncutie
(send an ask if you want to be added)
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Jay had been awake for minutes, staring at the dark ceiling that was starting to get stripes of orange from the morning sun peeking through the blinds. He turned his head to look at you, peacefully asleep and facing your right—his side of the bed. Your hair was covering your face, so Jay scooted closer to you to tuck the strands behind your ear.
His eyes traveled down your face, starting from your eyebrows. He had seen them knitted way too often, either from stress caused by work or pleasure caused by himself. Your eyebrows were relaxed now, and your eyelids were closed shut. Your breathing was steady, and as Jay squinted his eyes he could even hear the way you were inhaling and exhaling at a slow pace. Your lips were plump and glossy, courtesy of the lip mask you refuse to skip every night during your skincare routine.
It reminded him of how your lips look after locking them with his. The serene image of you sleeping was instantly replaced with you panting, cheeks flushed and chest heaving from the intensity of your activities with him. Jay could feel himself getting hard fast just by imagining you under him, and as much as he wanted to continue watching you sleep, he really needed to be inside of you.
Very carefully, he pulled the blanket away from you, gently kicking it aside so he could see your beautiful body. The silky white nightgown you were wearing to sleep barely covered anything, and he could see your nipples through the fabric. Worried that you might feel cold, he started caressing your arm, replacing the coziness of the blanket with the heat of his own body. You did not react much, so he took it a step further.
He pulled the straps of your nightgown down, easily letting your breasts slip out of it. He began tracing his fingers around your chest, gently massaging them and putting pressure on your nipples. You started furrowing in your sleep, and Jay stopped only to find you rolling towards him and lying flat on your stomach, effectively cutting any access he had to your breasts. He chuckled lowly and resorted to brushing your hair with his fingers, with his hand lingering on your now bare shoulder.
Jay pushed himself up and caressed your back, gently pulling the straps further down so he could undress you completely. He was only able to pull your gown to your hips, though, since the straps got caught in the crook of your elbow. He noticed that the skirt of the gown was already riding up anyways, so he thought it would be easier to just push it further and make your gown bunch around your waist.
Your ass was now on full display, modestly decorated in the new thong that Jay had bought for you a while ago. Jay licked his lips, holding himself back from just spanking your ass cheeks, and instead tugging the straps of your thong ever so carefully before pulling them down your leg and taking them off completely. You were now laying there almost naked, and Jay just could not wait any longer.
He moved to hover over you, careful not to put too much weight on you as he began kissing the back of your neck. You let out a soft whimper, and it only drove Jay to kiss you more—down the back of your neck, along your delicate shoulders, and back to the center and down your spine. As his kisses grew closer towards your behind, he stopped for a second to check on you. Your eyes were still closed, but he could tell that your breathing was getting heavy.
He continued to plant kisses on your ass, even resorting to gentle bites in hopes of waking you up so you could enjoy his ministrations better. All you could muster was a whine, and even then you still thought you were dreaming. Jay directed his wet kisses down to your inner thighs, carefully keeping your legs apart so he would have room to eat you out properly.
You stirred in your sleep and began facing the side, almost pinning Jay down with your leg. Jay pulled away to reposition himself between your legs, finally finding the perfect position for him to run his tongue along your folds. When he did so, your breath hitched, and it took him a couple more licks until you finally woke up.
You grasped the sheets under you and blinked twice before you realized what was happening. The wet dream you were having was literally coming true—there was your fiancé, Jay, resting between your legs and innocently licking your cunt as he stared right into your eyes.
“Good morning, baby,” he said with a chuckle after licking his lips.
“Oh, Jay,” you moaned, reaching down to brush his hair back.
Now that you were awake, Jay had to pause his activity down there to greet you properly. He shifted from his position and was now on eye-level with you. You could see the slightest bit of your arousal, or his saliva, tainting his chin.
“Why did you stop?” You asked, closing your eyes again as you caressed his face with one hand.
Jay laughed softly, placing his hand over yours. “Just wanted to make sure it’s okay.”
You nodded. “We already talked about it.”
Your thumb was caressing his cheek so softly before you stopped and then moved your hand to the top of his head. You then pushed him downwards, and Jay could not help but let out a breathy laugh. You lied on your back as Jay settled himself between your legs again, and you opened your eyes once to make sure he was there and comfortable. He winked at you before kissing your thighs, and you chuckled softly before closing your eyes again.
The gasp you made when he reattached his lips to your cunt almost sounded too loud, but at this point nobody cares. You brought your legs up as Jay continued to eat you out, resting the soles of your feet on the back of his shoulders. He had your hips pinned down, firmly keeping your legs open by placing his arms around them. Whenever he sucked on your clit too hard, you buckled, and his biceps flexed against your thighs.
“Jay,” you breathed.
Jay hummed right into your slit, making your eyes roll back in extreme pleasure. You were now arching your back, moaning, whining, and doing your best to audibly let Jay know how much of a good job he was doing. You reached for the pillow your head rested on and grabbed the edges, grasping on it for life as Jay took you to your first high of the morning. You came in his mouth, moaning loudly and pressing your feet down his back.
As you slowly begin to catch your breath, Jay lovingly caressed your thighs, kissing them again and painting your skin with your juice. When you opened your eyes, he was smiling at you, but only for a split second before his expression turned back into lust. You reached out your hand to him, and he instinctively crawled back to you, at the same time tugging your nightgown down and throwing it away.
Your eyes were locked on his lips the whole time, so when his face was level with yours, he wasted no time smashing his mouth into yours. He groaned into your mouth and you moaned with him, simultaneously tasting yourself on his tongue. Your one hand was caressing his shoulder as he devoured you, while the other traveled down to meet his erection. He hastily tugged his boxers down, taking a couple seconds to kick them away from his feet.
You palmed him and he began to shake from the pleasure of your touch. He pulled away from you and you could see his mouth hung open, eyelids fluttering as you continued to stroke his shaft. He closed the distance between your bodies, no longer propping himself with his palms but with his forearms instead. You then aligned his tip with your entrance only after coating it with your arousal and spreading his precum along your folds too.
Jay breathed heavily into your neck as he slowly entered you. You were holding onto his shoulders tightly, holding your breath as you felt him inside you. His size always made you feel overwhelmed, no matter how often you had sex already, and Jay was always a gentleman for waiting until you give the sign that it was okay for him to move. For now, the sign was a soft caress along his back.
He pulled out from you ever so slowly, only to slip into you again in a similarly agonizing manner. He thrusted into you once, and then twice, and from then you began to set the rhythm. Your hips rolled against his as you tried to meet his pace, but from the way he was breathing and the way his eyebrows were knit, you noticed that he could take a break.
You hooked your leg around his waist and gently pushed his shoulder, and in an instant he rolled over, lying on his back with you sitting comfortably on his cock. His hands were resting on your hips while you rested your palms on his chest. You started grinding into him, and you could see the pleasure wash over his face as you began to increase the speed.
“God,” Jay muttered in between breaths. “Fuck, yes, baby. Just like that.”
You smiled and kept the pace, just like he requested. You took the time to observe his face as your hands continued to caress his chest, down to his toned abs, and all the way back up to his shoulders again. Jay took one hand away from your hip and started pressing on your clit, determined to make you reach your high at the same time as he would. The stimulation was too much for you, though, and as you let out the lewdest moan you came for the second time this morning, this time on his cock.
You collapsed on his chest, your face touching the crook of his neck. You told him to continue, so he parked his hands on your waist as he began rutting his hips into you, chasing his own high. Your walls clenched around him before he finally released his seed inside you, and by then you were both a panting mess.
Since you were both covered in sweat, when you moved to adjust your position, your skin made a sticky sound as your body detached from Jay’s. You both laughed softly as you pushed Jay’s chest in an attempt to sit back up. In the process, you flipped your hair back, showcasing your neck and your breasts that were covered with old hickeys.
You were about to move away from Jay when he pulled you by your wrists. He was still in you, and you could still feel the warmth of his cum coating your insides.
“You look beautiful,” Jay commented, admiring the view of you still seated on his cock. “Just like this. Sweaty, messy, naked. You’re gorgeous.”
You did not even know that a genuine compliment from Jay could still make you shy. You bit your lip before covering your face with your palms, and Jay whined as he pulled your wrists down again.
“I mean it,” he said. He propped himself up with his elbows. “You’re so fucking gorgeous.”
“Because I just had sex with you?” You asked, pulling him up so he was sitting too. You brought your legs to rest around his waist, not wanting him to leave your cunt so soon.
“Because you are beautiful.” He kissed your chin. “Because you are mine.” He kissed your cheek. “Because you’re my fiancée.” He kissed your lips.
You smiled into the kiss as he wrapped his arms around you. “You are a sappy romantic.”
“I am your sappy romantic,” he whispered into your lips. “I love you, wife-to-be.”
“I love you, Jay.”
Jay pouted at you, and you giggled. You then squished his cheeks with both your hands.
“I love you too, future husband.”
-END-
© forjongseong 2023, all rights reserved
another author's note: I hope you liked this one! I gotta say this is one of my favorite scenes to write. Stay tuned for part 11 😉
read the next part: subside
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traaforismierotismoeironia · 5 months ago
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La leggenda dell’albero della vita
Un bel giorno, un giovane ragazzo, mentre camminava, vide un albero, completamente isolato. Ripensò allora a ciò che aveva appreso lungo il suo cammino, ovvero che esisteva una connessione tra lui e il resto del mondo, e che per questo doveva essere in grado di comunicare anche con gli alberi.
Decise allora di rivolgersi proprio a quell’albero che se ne stava solitario su quel campo. Gli si avvicinò, e cominciò a parlargli, chiedendogli il permesso di avvicinarsi ancor di più, per condividere con lui il proprio campo di energia.
L’albero acconsentì con gioia. “Sono venuto a condividere le mie esperienze con te”, gli disse. “Vuoi vedere quello che ho visto nella mia vita?” “Certo, sono felice di questo dono.”
Il corpo del ragazzo si avvicinò e abbracciò l’albero. Non appena a suo agio, il ragazzo iniziò a portare alla sua mente tutte le immagini più amate nella sua vita. Il mare e le onde, le montagne e la neve, gli estesi campi che attraversano i paesi, le grandi città affollate da persone che corrono frettolose verso nessun luogo, gli animali liberi e quelli in cattività, i libri, la televisione. Il giovane mostrò all’albero i suoi percorsi di vita ed esperienze, accompagnate da intensi sentimenti, come amore, odio, paura, speranza, amicizia, condivisione e solitudine.
Improvvisamente il ragazzo si sentì in colpa: stava mostrando all’albero tutto ciò che è in grado di muoversi, di poter vedere altri paesaggi, altre parti del pianeta, mentre invece l’albero non poteva spostarsi da quel punto della terra, costretto a rimanere nel mezzo di un campo vuoto.
“Oh, mi dispiace albero, non volevo renderti triste!” “Triste? Oh, piccolo uomo, l’unico modo che ho di sperimentare la tristezza è attraverso i vostri sentimenti. Tutto ciò che hai condiviso con me, quello che hai visto e sentito con il cuore, non era affatto nuovo per me. Le mie radici sono nella terra e i miei rami nel cielo, il mondo non è un mistero, né lo sono i suoi mari e monti, le sue valli e i suoi cieli.
Le persone hanno pensieri e pensano molto. E grazie a questi pensieri, noi riusciamo a sentire. Noi sentiamo tutto ciò che viene da un uomo o un animale, da un vegetale o dal cielo. Piccolo uomo, tu hai bisogno di viaggiare per vedere il mondo, noi abbiamo bisogno di toccare solo la brezza. Quello che non si vede, in realtà esiste Tutto ciò che esiste, esiste ovunque. Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte per essere ovunque. Noi alberi siamo benedetti. Vai in pace giovane uomo e vieni da noi, se ti senti solo di nuovo”.
Il ragazzo, in soggezione, si scostò di qualche metro dall’albero. Quello che avrebbe dovuto rattristare l’albero in verità aveva reso triste lui. Quello che non conosceva prima, il bisogno di poter credere, la necessità di toccare, annusare, parlare, sentire … improvvisamente si rese conto che tutto quello che pensava di aver raggiunto, di fatto già esisteva nella natura di tutte le cose. Essere connessi non è un obiettivo da raggiungere, è sufficiente ricordare la natura di ognuno. L’albero della vita è uno dei simboli cabalistici più antichi ed importanti.
L’albero stabilisce la comunicazione fra i tre livelli dell’universo: la terra, tramite le sueradici; la superficie, tramite il tronco, ed il cielo, attraverso i propri rami. L’albero è quindi l’epicentro del mondo, che stabilisce la relazione tra terra e cielo. L’albero della vita sorge da un insieme che simboleggia la madre terra, dalla quale nasce la vita
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ilgiardinodivagante · 2 months ago
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Cos'è davvero l'uguaglianza? È come una chimera, un ideale che sfugge, un concetto che ognuno interpreta a modo suo. Da una parte, c'è chi grida al merito, alla gerarchia, a una sorta di legge della giungla dove vince il più forte. Ma il merito è davvero così oggettivo? Non è che spesso è il frutto di un gioco di carte truccato, dove alcuni nascono già con un asso nella manica? E poi, c'è chi, all'opposto, sostiene che siamo tutti uguali, punto e basta. Ma se siamo tutti uguali, che senso ha valorizzare le differenze? È come dire che un Picasso e un bambino di tre anni che scarabocchia un foglio sono sullo stesso piano.
Io credo che l'uguaglianza sia il fondamento di una società sana, ma non nell'accezione di un livellamento che annulla le individualità. È il diritto di ogni essere umano a partire da una linea di partenza equa, a poter sviluppare i propri talenti, a non essere giudicato per l'origine, il colore della pelle o le preferenze sessuali. Ma questo non significa che tutti debbano fare lo stesso lavoro o raggiungere gli stessi traguardi. Un medico e un poeta hanno ruoli diversi, ma entrambi sono essenziali per la nostra società.
Il problema nasce quando confondiamo l'uguaglianza con l'uniformità. È come se volessimo tutti indossare la stessa taglia di scarpe, senza renderci conto che ognuno ha un piede diverso. Certo, possiamo creare delle scarpe standard, ma poi ci saranno sempre quelli a cui stringono e quelli a cui sono larghe.
La meritocrazia, se intesa nel modo giusto, può essere un motore di crescita. Ma deve essere una meritocrazia inclusiva, che non lasci indietro nessuno. È illogico pensare che un bambino cresciuto in un ambiente privo delle risorse fondamentali possa, senza alcun supporto, raggiungere gli stessi risultati di un suo coetaneo cresciuto in un contesto privilegiato. Dobbiamo creare delle reti di sostegno, delle rampe di lancio per chi parte svantaggiato.
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E poi c'è la questione della libertà di espressione. Certo, ognuno ha diritto a dire la sua, ma non tutte le opinioni hanno lo stesso valore. Un'idea ben argomentata, frutto di una profonda riflessione, è diversa da un'opinione buttata lì tanto per dire. E non dimentichiamo che la libertà di espressione ha dei limiti. Non possiamo gridare al fuoco in un cinema, né diffondere notizie false che possano danneggiare gli altri.
Per costruire una società più giusta ed equa, dobbiamo prima di tutto affrontare le contraddizioni e le sfide che ci troviamo ad affrontare. Come possiamo conciliare il principio di uguaglianza con quello di meritocrazia? Viviamo in un'epoca contraddittoria, dove si invocano i valori di pace e fratellanza, ma si perpetuano le disuguaglianze. Più parliamo di uguaglianza, più il divario tra ricchi e poveri sembra allargarsi.
Ci chiediamo allora: vogliamo davvero una società più equa? E se sì, perché le nostre azioni non corrispondono a questo desiderio? Siamo disposti a mettere in discussione i nostri privilegi per costruire un futuro più giusto? Le risposte a queste domande sono fondamentali per definire le azioni concrete che dobbiamo intraprendere.
Insomma, la strada verso l'uguaglianza è lunga e tortuosa. È un percorso che richiede impegno, dialogo e soprattutto onestà intellettuale. Dobbiamo essere disposti a mettere in discussione le nostre convinzioni, a uscire dalla nostra comfort zone e ad ascoltare le ragioni degli altri. Solo così potremo costruire una società più giusta e più equa, dove ognuno possa realizzarsi e trovare il proprio posto.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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3nding · 10 days ago
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Banalissimo
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, banalissimo.
Le analisi da tinello e quelle colte finiscono tutte dove devono finire, cioè: nella monnezza, perché nove volte su dieci non chiariscono uno dei meccanismi più rodati, triti e abusati della storia umana.
Vale a dire:
il popolo si aspetta che qualcuno risolva i problemi del quotidiano, micro e macro. Si fa avanti qualcuno che dice, fatemi vostro capo, e io li risolverò tutti, ve lo assicuro. E loro, mediamente, ci stanno, perché l'idea piace tantissimo.
Poi i problemi non si risolvono, e si fa avanti qualcun altro che dice: vabbè quello è un poraccio, votate me, che sono molto più bravo.
I problemi aumentano e si sommano, e via via l'aria si fa più sottile perché a questi si aggiunge il vecchio trucco di spaventare la gente per farle comprare qualcosa.
Si cade in una spirale sempre più rapida e inclinata che va verso la fiducia a gente sempre più tracotante, burina e stronza, caratteristiche che si confondono con la tempra di ferro che si vuole unica qualità necessaria per risolvere casini sempre più giganteschi; si delegano sempre più scelte, potere, si passa sopra a peccati sempre più grandi, si concedono culi sempre più stretti, sempre con la promessa: votate me, io sono più duro degli altri e risolverò io i vostri problemi.
Si scende la china della chiusura, dell'isolazionismo, della regressione, della restaurazione di costumi e metodi e idee.
Fino a quando il cesso scoppia e qualcuno non si rende conto che nessuno, nessuno dei problemi di cui sopra è stato mai risolto; perché le capacità erano sempre in discesa, perché non c'era niente di resolubile, perché i problemi erano altri, e via così, e quindi dopo un eventuale giro di boa contornato o no da bagni di sangue non sempre metaforici si torna a sinistra, per poi ricominciare un nuovo ciclo.
La verità è che nessuno può risolvere problemi a) che sono semplici sfighe, b) che richiedono fatica e impegno collettivo, c) che passino sopra avidità, menefreghismo, superficialità, mancanza di visione e di programmazione.
E che non si impara niente dalla Storia.
Nella foto: uno dei tanti che ha fatto campagna elettorale per l'ennesimo tracotante usando il parere del popolo come strumento per non pagare le tasse, promessa necessaria e sufficiente per l'immediato futuro.
Nota: film già visto mille volte e in particolare negli USA, con grande ascellamento di tanti intellettuali e media e artisti che sono sovrarappresentati e fanno pensare che il voto non andrà a destra, mentre invece essendo per definizione il popolo una bestia cretina e ignorante all'aumentare delle crisi il giochino di cui sopra avrà sempre successo, più sei poveraccio e più ti butti a destra.
Con il distinguo che pensare che Kamala Harris sia di sinistra significa proprio non avere capito un cazzo assoluto dell'America, con buona pace dei ridicoli politici di destra italiani che sono lì a gioire per il successo di Trump.
Questa cosa della destra e della sinistra vi ossessiona.
Gli americani non sono né di destra, né di sinistra. Sono, ahimé, americani. - via fb
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